La mostra “The Seductive Destruction. The Ultimate Landscapes from the Last World” è chiara espressione della mission di Claudio Orlandi di interpretare esteticamente tutto ciò che nella quotidianità verrebbe giudicato scarto ma che nella seduzione dell’arte diventa estetica.
TIPOLOGIA: Mostra fotografica personale
DATE: 13 Giugno – 01 Luglio 2014
LUOGO: Cascina Farsetti – Villa Doria Pamphilj (ROMA)
PATROCINI: Regione Lazio, Roma Capitale
CURATORE: Cecilia Paolini
ARTISTA: Claudio Orlandi
La distruzione, anche quando, immateriale, si traduce in abbandono, senso di perdita, può essere capita e superata solo attraverso un processo di estetizzazione che permette di tramutare il dolore, o semplicemente la percezione del vuoto, in piacere artistico. L’estetica della distruzione, non a caso, è una sensibilità visiva diventata consapevole nella coscienza umana a seguito dell’attentato alle Twin Towers di New York, “la più grande opera d’arte mai realizzata” secondo le scioccanti parole del compositore tedesco Karlheinz Stockhausen.
La seduzione della distruzione è nel dolorosissimo piacere di lasciare abbattere d’un tratto qualcosa che tanto faticosamente si tentava di tenere salda: pura percezione del sublime nella consapevolezza di aver fallito e nell’esaltazione di essere contemporaneamente liberi da ogni dovere o condizionamento sociale. Nulla di naturale è nella distruzione, ma tutto nell’atto primitivo del distruggere.
Il lavoro di Claudio Orlandi ha per soggetto non l’azione né l’oggetto in sé della distruzione, ma ciò che dall’atto deriva, ossia la trasformazione che la materia annientata ha subito. In questo senso, le fotografie presentate in mostra potrebbero essere definite come un’estetica dello scarto; ma in fondo cos’è lo scarto se non un oggetto che ha perso la sua funzionalità, esattamente come il manufatto artistico, che per definizione non ha mai avuto alcuna funzione.
Dunque l’obiettivo è interpretare con il filtro dell’estetica tutto ciò che nell’ambito della funzionalità verrebbe giudicato scarto e che nella seduzione dell’arte, per utilizzare una famosa metafora di Baudrillard, diventa estetica. Il titolo della mostra presenta due serie distinte di fotografie, “The Ultimate Landscapes”, in cui il paesaggio, tema naturalistico per eccellenza, viene interpretato attraverso l’artificialità di materiali industriali, e “The Last World”, che valorizza l’ultimo angolo di funzionalità di oggetti quotidiani, la discarica, prima che questi diventino, attraverso il potere dell’arte, spettacolo visivo.
Distruggere per trasformare, paesaggi di rottami per lasciare inalterati i panorami della Natura: nei lavori di Claudio Orlandi il tema ecologico abbandona la denuncia per l’ambizione di un messaggio molto più potente: la dicotomia tra bellezza e bruttezza non costituisce scelta, perché in fondo nulla è brutto in sé; la scelta tra diversi parametri estetici è l’unico vero paradigma di bellezza, poiché anche lo scarto può essere seduttivo se messo in relazione con ciò che è naturalmente bello. La distruzione, quindi, viene risolta nella reciproca seduzione degli oggetti senza funzione: l’opera d’arte e lo scarto, il panorama naturalistico e il paesaggio dei rifiuti.
Per via metaforica, l’ecologia del sistema-mondo è archetipo del sistema-uomo: immaginare che ogni rottame, ogni detrito, ogni piega di questi paesaggi di scarto rappresenti un dolore, una perdita, un’umiliazione subita e che tutti questi sentimenti abbiano ormai perso la loro funzionalità per essere parte di uno scenario della memoria innocuo, anzi seducente, è inebriante e, finalmente, catartico.